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Affetto
dora (giovedì 17 maggio 2012) Categoria: Affetto
Periodo di stanca??!!
Ho sempre fatto caso che quando qualcosa non va, vengono a mancare "le spinte propulsive" anche più elementari.
Sarà il periodo veramente nero che stiamo attraversando come popolo di cittadini elettori, come lavoratori in bilico tra il rischio di licenziamento (vedasi il figlio di Assunta) e quelli che invece vedono allontanarsi il momento della pensione (come me).... o sarà la tristezza che mi prende quando vedo la difficoltà che hanno i miei figli anche solo a "pensare" al loro futuro....sarà questo, sarà quello, ma vedo che stiamo tutti rintanati nei nostri gusci, senza aver voglia di produrre il benchè minimo pensiero, da sottoporre al commento altrui. Stanchezza ESISTENZIALE, tristezza, delusione e tanta malinconia.
Dove stiamo andando? Come faremo a riemergere dalla barbarie che ci circonda?
Sono io che vedo nero, o veramente stiamo toccando il fondo?
E al di là delle facili battute demagogiche, come ne usciremo? Perchè, vedete, lo so, ci sono stati tempi più duri in passato (basta pensare alla guerra), ma allora gli IDEALI sorreggevano gli animi....ora dove troveremo la forza? Dove sono i nostri ideali? ......
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Oscar (giovedì 17 maggio 2012)
Ce ne sono ancora di ideali? A parte quelli calcistici che per gli italiani sono il massimo io non vedo praticamente nulla. In un paese costruito su una sedia e una scrivania per tutti, un paese dove i commercialisti sono più degli idraulici e gli avvocati sono più dei contadini, in un paese dove per cambiare una lampadina sul pianerottolo di un condominio bisogna chiamare l'amministratore che a sua volta contatta l'impiegata della ditta che dice all'operaio di prendere scala e lampadina e andarla a cambiare ma........quanto cacchio costa sta lampadina, in un paese dove anche prima della crisi i ragazzi con quel pezzo di santa santorum di carta in mano preferivano stare a casa mantenuti dai genitori piuttosto che fare un lavoro che sporca le mani ideali non ce ne sono.
Ora che abbiamo creato questa specie di mostro dove c'è il controllore e poi il controllore del controllore e poi il controllore del controllore del controllore, in un paese dove in tanti uffici hanno dovuto bloccare vari siti di internet perchè la gente non faceva una benemerita minchia e se ne stava tutto il giorno a chattare come facciamo a dirgli che possiamo fare a meno di loro perchè sono solo una spesa, non producono nulla e mangiano alle spalle di chi veramente lavora, in un paese dove chi si rompe la schiena in fonderia guadagna meno di manda una mail alla bella dell'ufficio che se va bene è nella scrivania di fronte alla sua, dove sono gli ideali.
Gli ideali per tutta questa gente sono di non cambiare nulla o per lo meno sperare che non cambi nulla altrimenti la vedo dura per loro
Anonimo (giovedì 17 maggio 2012)
Purtroppo è così, tutti colletti bianchi , nessuno vuol far fatica e lo sbaglio è di tanti genitori che vogliono il meglio per i loro figli...giusto, ma se non trovi lavoro per il quale hai studiato puoi adattarti a fare qualcos'altro ..e invece no. Qui da noi cercano muratori, fornai idraulici e piastrellisti e non trovano nessuno costringendo i proprietari a prendere extracomunitari, purtroppo vige l'apparenza e non l'essere si vuol fare la bella vita e fatica poca...
Nik (giovedì 17 maggio 2012)
Ciao cara Dora,

le tristezze e le amarezze, che ci inducono ad un velato pessimismo fanno parte della vita e, se mi consenti, credo, siano proprie delle persone che si chiedono i perchè delle cose. Dubbi, perplessità, bilanci appartengono alle persone intelligenti e, qualsiasi sia la condizione della nostra esistenza, anche la piu' benevola, talvolta si è portati ad essere poco spinti verso ideali che non sentiamo nostri, oppure lontani. Effettivamente, se ci guardiamo intorno, ci rendiamo conto di quanto siano difficili gli anni in avvenire. Personalmente, a volte, sono seriamente preoccupato per il futuro di mio figlio, per la salute di mia madre(quasi 91enne) e da talune situazioni inaspettate che mi lasciano perplesso e impotente.E' di sabato scorso la morte di un mio caro collega (poi preside ) che si è accasciato ad un convegno colpito da folgore improvvisa. Uomo di vastissima cultura e di grande umanita; non ha avuto il tempo di capire che era finita e ancora adesso, in questo momento, a lui va il mio affettuoso pensiero e ai suoi tre figli; così, stupore, malinconia, timore stanno accompagnando queste ore allontanando da me fatti e circostanze legate alla vita di tutti i giorni, della politica insana, dei soldi presi dal "Trota", o della Grecia che vuole uscire dall'euro. Allora tutto o quasi tutto, appare banale, privo d'importanza oserei dire effimero. Ma, al di la' del triste evento relativo al mio amico Donato, sovente ci si sente vuoti nel considerare la precarieta' di determinate realta' legate al nostro futuro di cui non vediamo molte o concrete speranze, nè alternative valide. Chissa, forse è proprio la nostra pochezza esistenziale che puo' e deve spingerci ad affrontare la vita con un piglio piu' autorevole, deciso e marcato; l'importante è, penso, non sconfinare nell'egoismo del proprio io ( o forse si ???) La forza, cara amica, e' in ognuno di noi anche quando non la sentiamo vicina e respirarci accanto ma, dobbiamo tirarla fuori, all'occorrenza e farla nostra al di la' delle brutture della vita affinchè possiamo avvicinarci a quegli ideali che devono esserci nostri al fine di raggiungerli, acchiapparli, afferrarli, strapparli dalle banalita'e dalle consuetudini che, ripeto, talvolta appaiono come un bicchiere mezzo vuoto.Certo, non è facile laddove ostacoli e ingiustizie circondano giorni bui e privi di ideali come quelli odierni; allora, giustamente, ci sentiamo impotenti, soli, con una rabbia e un risentimento che non appartiene al nostro carattere e alla nostra specificità, specialmente quando vediamo i raccomandati, i segnalati, i "ciucci" sorpassare agevolmente ed immeritevolmente i capaci, gli onesti, coloro che tentano di migliorarsi sempre e comunque;
e poi, quella amara pazienza, così spesso scontata, riconosciuta, accettata nel dover sopportare le "blasfeme" anacronistiche parole dai nostri politici di turno lontani anni luce dai nostri problemi e da quelli dei nostri figli. Ma forse i miei pensieri, stasera, sono un po' confusi pero' mi hai dato lo spunto per ricordare un amico che non incontrero' piu' tra le strade della mia citta'. Un affettuoso saluto e a presto.
dora (venerdì 18 maggio 2012)
Mi spiace, Nik. Fa veramente male fare i conti con la fragilità della nostra esistenza. E in effetti alla luce di certe tragiche circostanze, tutto finisce per prendere una luce molto diversa.
Di solito il tran tran della vita ci assorbe totalmente e quasi in una sorta di anestesia ci permette di adeguarci alla stupidità del mondo che ci circonda. Poi accadono fatti improvvisi e tragici e la coscienza riemerge dal torpore in cui l'abbiamo cacciata per sopravvivere. Ma questa scoperta come dicevo è dolorosa! Meglio spolverare il vecchio detto: addà passà 'a nuttat' e ...tirare innanzi, nell'attesa della anestesia che immancabilmente torna a obnubilare le nostre coscienze. Ci tocca arrancare in questa vita, così.....finchè dura!
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